Conferenza UNI: Gestire l’innovazione… con la normazione!

Il 27 giugno scorso, assieme alla collega Anna Carlotta Dalfini, che si occupa di Europrogettazione all’interno dell’area innovazione di Contec Industry, sono stato ad una conferenza organizzata da UNI presso la sede milanese di 3M.
Dicendo che si è parlato di innovazione, si potrebbe pensare che sia stato l’ennesimo caso in cui si è abusato di questo termine, così in voga negli ultimi tempi. In realtà i termini in cui lo si è fatto sono stati, per così dire, essi stessi innovativi.
L’argomento è stato messo in relazione all’attività di normazione tecnica – quella di matrice UNI, EN, ISO, per capirsi – stabilendo un legame che ad una valutazione superficiale potrebbe suonare come un ossimoro. Da una parte, infatti, una norma tecnica non fa altro che cristallizzare lo stato dell’arte, il buon fare, per un certo aspetto tecnico; dall’altra parte, invece, seguendo proprio la definizione di ISO, l’innovazione è “un’entità nuova o modificata che realizza o ridistribuisce valore”.

Cristallizzare ed entità nuovadove trovare il nesso fra questi due concetti?

Questo è stato il focus di quanto esposto e discusso nel corso della conferenza. Fare innovazione significa svolgere delle attività, attività diverse da quelle strettamente funzionali alla produzione (intesa nel suo senso più generale) e al business tradizionale di una certa organizzazione. Come qualsiasi attività, anche fare innovazione è un processo che necessita di essere organizzato e gestito per poter raggiungere i risultati che si prefigge. Su questi aspetti una norma tecnica può venirci in aiuto.

L’Italia sta avendo un ruolo di rilievo nella definizione delle norme tecniche sul tema dell’Innovation Management: un Comitato Tecnico, (ISO/TC 279), suddiviso in quattro Working Group (WG), sta lavorando alle seguenti norme, sotto rappresentate nella piramide gerarchica proposta da Marco Cibien di UNI, moderatore della conferenza.


Molti gli spunti dati dai relatori: Paola Gualtieri di 3M per il WG2, Piergiuseppe Cassone di Confindustria Bergamo per il WG 2, Marco Gorini del Consiglio Nazionale degli Ingegneri per il WG 4 e di Federico Meneghello di RINA Consulting per il WG 3. Fra le diverse cose, tengo a sottolineare due concetti:

  • il connubio indissolubile e più volte ribadito fra innovazione e creazione di valore, eventualmente anche intangibile, si pensi ad esempio al valore della reputazione di un’organizzazione. Leggete qui per approfondire il concetto di Capitale Intangibile.
  • la necessità di appropriarsi di una “cultura dell’innovazione” che si fondi su elementi cardine quali una mentalità aperta, eterogeneità di competenze, collaborazione, volontà di cambiare e la capacità di apprendere dal fallimento. Va infatti tenuto presente che fare innovazione è un’attività intrinsecamente caratterizzata da incertezze e dalla possibilità di fallimento, ed infatti i processi di gestione dell’innovazione hanno come fine proprio quello di dominare tali incertezze.

In questo senso, non si sono risparmiate critiche al corpus normativo cugino, quello della serie ISO 9000, sul sistema di gestione della qualità. L’auspicio per le norme della serie ISO 50500 è infatti proprio quello di arrivare all’affermazione di una cultura dell’Innovation Management e non di finire col costituire semplicemente un sistema di certificazione che non trova applicazione pratica, com’è successo – almeno sulla base di alcune opinioni emerse nel corso del dibattito – per la normativa sulla qualità.

Tuttavia, per chiunque volesse intraprendere un percorso di innovazione dotandosi di strumenti utili alla sua gestione, va sottolineato che le norme ISO – non ancora pubblicate – non sono l’unico strumento su cui poter contare.
Massimo Chiocca, del Centro per l’Innovazione e lo Sviluppo Economico (azienda speciale della Camera di Commercio di Forlì e Cesena), ha presentato un lavoro condotto in collaborazione con l’UNI e l’AIRI (Associazione Italiana per la Ricerca Industriale). Si tratta di una Prassi di riferimento, identificata con il codice UNI/PdR 27:2017 ed intitolata: “Linee guida per la gestione e lo sviluppo di processi per l’innovazione responsabile”. Le Prassi UNI, rispetto alle classiche norme, sono contraddistinte dall’essere liberamente scaricabili dal sito dell’Ente; vi basta collegarvi a questo sito.
Accanto a queste linee guida, è comunque disponibile la norma UNI CEN/TS 16555 costituente la traduzione in lingua italiana della Technical Specification europea sull’Innovation Management. La norma si articola in sette parti, specificate rispetto al loro focus su questo sito, da dove potrete avere un sintetico quadro evolutivo della normazione sul tema della gestione dell’innovazione.

Per quanto leggere una norma tecnica, tararla sulla propria organizzazione e fare in modo che venga applicata non sia propriamente come sorseggiare la propria bevanda preferita a bordo vasca, questa conferenza mi ha persuaso che quantomeno valga la pena fare il primo passo: leggere la norma. Se un’organizzazione infatti decide di dedicare parte di sé all’innovazione (è proprio quello che stiamo cercando di fare con BIS-lab) penso non possa prescindere da mettersi al passo con le best practice in tema di gestione di chi già ha fatto questo percorso.

Aggiornamento del 13/07/17 – UNI segnala la pubblicazione delle slide dell’evento su Slideshare. Potete visualizzarle cliccando qui.


Due parole sul luogo in cui si è tenuta la conferenza, la sede di 3M (se il nome non vi dicesse nulla, vi dice niente Scotch?  e Post-it?) a Pioltello (MI). Beh, non so se organizzino delle visite guidate, ma un salto al Customer Innovation Center, in particolare, ve lo consiglio: un piccolo museo dell’innovazione!